Le 10 cose che amo di Liverpool: Questo post é sulle 10 cose che amo di Liverpool e che mi fanno sorridere ogni giorno. É una top 10 soggettiva, ma prima di svelare la classifica, eccovi una breve introduzione dulla cittá. Liverpool Intro Una piccola introduzione su Liverpool: Liverpool fa parte dell’Inghilterra ed é situata a Nord del Paese, si affaccia sull’estuario del fiume Mersey e sulla penisola del Wirral ed é poco distante dal Galles e Scozia. Storicamente il centro era a West Derby , ma poi si é sviluppato lungo l’estuario. Liverpool nasce come piccolo borgo nel 1207 e si espande fino a diventare una vera città nel 1880. Oggi l’area urbana della cittá si estende su 199.6 km2 ed ha una popolazione di 491,500 abitanti Liverpool vede nel Novecento una grande crescita dovuta all’importante porto e alla rivoluzione industriale - al Museo Marittimo di Liverpool potete rivivere la storia di Liverpool durante i suoi anni d’oro (l’entrata é gratuita come nella ma
Sí, avete letto bene, ho fatto un colloquio per un ruolo in Italia. Vorrei rientrare se possibile, ma vorrei rientrare con la testa alta, contenta di aver arricchito il mio bagaglio di esperienze formative e pronta ad utilizzarle nel mio Paese.
Il colloquio di oggi é partito con una richiesta di posticiparlo di mezzora, - ok nessun problema - la segretaria che mi contatta su Skype e mi intrattiene per un altra mezzora mentre il responsabile 'sta arrivando', una volta arrivato il responsabile iniziamo il colloquio - che a quell'ora doveva giá essere concluso da quanto accordato prima, ma fa lo stesso - cosí, un pó zoppicanti, iniziamo.
"Allora, tu sei disoccupata vero?" ... "No"... "Ah ok, raccontami cosa fai" ... "Certo! Sono responsabile del Marketing Digitale per questa azienda e faccio questo e questo" ... "Bene, e stai lavorando in Italia vero?" ... "No, ma ho in programma di tornare; ho bisogno solo di un mese di preavviso"... "Ah, ma sei sicura che vuoi tornare in Italia?! No perché sai com'é qui... Cioé, che aspettative hai? Sai qui la situazione non é granché e le tasse poi... sei una donna, nel marketing tra l'altro; non possiamo permetterci di investire troppo...cioé ad un commerciale (-sará mica un uomo eh?!-) sí che gli posso offrire dai €40-60.000" ...
Insomma per farla breve: questo colloquio, come altri che ho giá fatto, mi ha messo tristezza. C'é un grosso problema di gente che scappa dall'Italia perché non ne puó piú (e lo capisco purtroppo); io ne potevo ancora, ero fresca, avevo appena finito l'universitá e volevo qualcosa di piú di uno stage dove ti senti una nullitá e dove devi ringraziare i capi magnanimi che ti hanno offerto questa opportunitá di imparare finendo per lavorare tanto come gli altri ma ricevendo un minimo salariale di 414 euro al mese. Io sono partita all'avventura per fare un'esperienza formativa sia personale che professionale, ma non ho mai avuto intenzione di rimanere a lungo, ho intenzione di tornare, anche se questi scontri di mentalitá mi mettono a dura prova.
Quando faccio questi colloqui, perdo per un attimo il contatto con la realtá. Ha davvero detto che sono una donna?! Sí, sono una donna, Jessica é un nome femminile, quindi? Cosa c'entra? Perché, se il sito internet te lo aggiorna un uomo é piú bello?
Sembra che bisogna lavorare per la gloria, tenere la testa bassa, sgobbare a piú non posso e ringraziare per nessun riconoscimento avuto, anzi, avresti potuto fare di piú!
Avrei numerosi commenti ma non vi voglio annoiare. É solo tutto un pó triste.
Il colloquio di oggi é partito con una richiesta di posticiparlo di mezzora, - ok nessun problema - la segretaria che mi contatta su Skype e mi intrattiene per un altra mezzora mentre il responsabile 'sta arrivando', una volta arrivato il responsabile iniziamo il colloquio - che a quell'ora doveva giá essere concluso da quanto accordato prima, ma fa lo stesso - cosí, un pó zoppicanti, iniziamo.
"Allora, tu sei disoccupata vero?" ... "No"... "Ah ok, raccontami cosa fai" ... "Certo! Sono responsabile del Marketing Digitale per questa azienda e faccio questo e questo" ... "Bene, e stai lavorando in Italia vero?" ... "No, ma ho in programma di tornare; ho bisogno solo di un mese di preavviso"... "Ah, ma sei sicura che vuoi tornare in Italia?! No perché sai com'é qui... Cioé, che aspettative hai? Sai qui la situazione non é granché e le tasse poi... sei una donna, nel marketing tra l'altro; non possiamo permetterci di investire troppo...cioé ad un commerciale (-sará mica un uomo eh?!-) sí che gli posso offrire dai €40-60.000" ...
Insomma per farla breve: questo colloquio, come altri che ho giá fatto, mi ha messo tristezza. C'é un grosso problema di gente che scappa dall'Italia perché non ne puó piú (e lo capisco purtroppo); io ne potevo ancora, ero fresca, avevo appena finito l'universitá e volevo qualcosa di piú di uno stage dove ti senti una nullitá e dove devi ringraziare i capi magnanimi che ti hanno offerto questa opportunitá di imparare finendo per lavorare tanto come gli altri ma ricevendo un minimo salariale di 414 euro al mese. Io sono partita all'avventura per fare un'esperienza formativa sia personale che professionale, ma non ho mai avuto intenzione di rimanere a lungo, ho intenzione di tornare, anche se questi scontri di mentalitá mi mettono a dura prova.
Quando faccio questi colloqui, perdo per un attimo il contatto con la realtá. Ha davvero detto che sono una donna?! Sí, sono una donna, Jessica é un nome femminile, quindi? Cosa c'entra? Perché, se il sito internet te lo aggiorna un uomo é piú bello?
Sembra che bisogna lavorare per la gloria, tenere la testa bassa, sgobbare a piú non posso e ringraziare per nessun riconoscimento avuto, anzi, avresti potuto fare di piú!
Avrei numerosi commenti ma non vi voglio annoiare. É solo tutto un pó triste.
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